Prevedere il bilancio delle vittime
Come è purtroppo ben noto, le guerre provocano, tipicamente, delle significative perdite umane su tutti i fronti. Previsioni ragionevoli sul bilancio delle vittime sono allora importanti per quantificare l'ampiezza del conflitto e sviluppare appropriate strategie di guerra, sia dal punto di vista militare che politico, così come incoraggiare azioni di pace e, non da ultimo, distribuire gli aiuti umanitari. Avere quindi a disposizione dei modelli teorici che permettano di prevedere sia lo scoppio dei conflitti che di capire la loro dinamica è, dunque, da sempre stato auspicabile, ma la mancanza di dati utili e affidabili (per esempio sul bilancio delle vittime) non ha affatto favorito lo sviluppo di tali modelli. Tuttavia, in tempi recenti si sono resi disponibili dei dati sufficientemente precisi – ad esempio sul numero settimanale o anche giornaliero delle vittime in zone ben circoscritte – che hanno quindi permesso una prima analisi scientifica della situazione. Un team di ricercatori giapponesi e svedesi ha, infatti, iniziato una siffatta analisi per il conflitto armato in Siria, che si protrae dal marzo del 2011, ottenendo dei risultati interessanti sulle possibili correlazioni del numero delle vittime in diverse città e in tempi differenti, che permetterebbero l'identificazione di alcuni trend che possono essere utilizzati per ridurre perdite future.
Il metodo seguito è stato quello di usare le informazioni giorno per giorno sul numero delle vittime in una data città per studiare le correlazioni spaziali e temporali sul bilancio delle vittime nel conflitto siriano, e confrontare poi i risultati ottenuti con il numero giornaliero di morti in città inglesi dove non ci sono conflitti armati, per avere un utile campione neutro di riferimento e testare efficientemente i modelli utilizzati.
L'analisi ha mostrato che esistono delle autocorrelazioni (temporali) sul bilancio delle vittime nelle diverse città siriane, ossia che dati giorni con maggior numero di morti in una data città sono seguiti da altri giorni con numero elevato di vittime nella stessa città. Ciò può essere dovuto a una successione di attacchi a breve distanza di tempo l'uno dall'altro (ad esempio un attacco importante ha innescato una serie di nuovi attacchi), o comunque eventi individuali legati alla guerra hanno causato un gran numero di vittime anche nei giorni successivi. Queste autocorrelazioni sono presenti anche nelle città inglesi analizzate (in particolare a Londra), dove conflitti armati interni sono assenti, e il motivo può essere ricercato piuttosto in date condizioni stagionali (una ondata di freddo particolare, ecc.).
Sono anche state osservate delle correlazioni incrociate (spaziali) tra alcune città della Siria, ossia morti in una città sono seguiti da morti in un'altra città (per esempio da Damasco ad Aleppo e viceversa, da Damasco a Dar'a, da Idlib a Homs), probabilmente dovuti ad attacchi coordinati. In particolare, un elevato bilancio delle vittime a Damasco è seguito da altrettanto elevati bilanci in Aleppo, Idlib e Homs; lo stesso vale da Homs ad Aleppo; da Aleppo, Idlib e Homs a Damasco; e da Aleppo a Homs. Correlazioni incrociate sono presenti anche in Inghilterra, sebbene con intensità molto più basse e senza mostrare rapidi cambiamenti, come invece in Siria. Caratteristiche diverse tra Siria e Inghilterra si hanno anche sul numero medio di morti, che lentamente decresce in Siria, mentre in Inghilterra mostra una “modulazione” stagionale.
Tali risultati sono evidentemente utili per poter sviluppare un sistema di allarme che, tenuta sotto controllo la successione di eventi che hanno luogo in giorni e città differenti, possa aiutare a capire meglio le strategie di attacco, anche per una migliore organizzazione della distribuzione di risorse e aiuti durante il conflitto.
Va comunque tenuto presente che i risultati ottenuti sono ancora preliminari e che studi più approfonditi sono necessari, anche perché gli eventi di morte non sono uniformi sul territorio, ed eventi con un grande numero di morti sono sempre all'ordine del giorno durante un conflitto.
Per maggiori dettagli si può utilmente consultare l'articolo originale (in inglese) qui.
S. Esposito, fisico