Scienza per i mediatori di pace
Quella sera Marco restò impressionato da tutte quelle notizie di guerra che dava il telegiornale: “Possibile che non ci siano mediatori in gamba per far cessare i conflitti?”. Per tirare un po' su il mio vecchio amico – e per distoglierlo da quei brutti fatti (Marco è un tipo molto ansioso...) – tentai allora di spiegare che anche certi comportamenti “sociali” sono regolati da leggi scientifiche... Basta soltanto fare un buon modello che schematizzi la situazione, e le previsioni vengono da sole... No, non sto giocando con le parole, e ve ne renderete subito conto.
Le situazioni belliche sono dovute a diverse parti di un insieme di persone che entrano in conflitto tra loro. Il ruolo dei mediatori di pace è, dunque, quello di ridurre la frammentazione tra le diverse parti della società, fino a far raggiungere un consenso condiviso, in modo tale da mantenere la pace. Ora, quando individui che non si conoscono interagiscono tra loro, questi sperimentano una sorta di conflitto interno dovuto sostanzialmente alla rispettiva mancanza di informazioni che permetta loro di prendere (ciascuno per sua parte) la “giusta” decisione: “se faccio così, poi lui farà così o così?”. Per evitare tale dissonanza cognitiva, gli individui ricorrono a diverse strategie seguendo degli schemi mentali ben precisi, che si sono formati col passare del tempo grazie a raccolta di informazioni, stati emotivi e capacità di immaginazione.
L'affinità mutua, in particolare, è lo schema mentale utilizzato per superare la mancanza di informazioni nell'interazione con altri individui, così da operare la scelta ottimale.
Usualmente, vengono adottate principalmente due strategie diverse. A) Se l'affinità di un individuo verso un partner è minore di una certa soglia, allora l'individuo tenderà a “cristallizzare” la sua opinione (non cambiandola più), mentre se l'affinità è elevata l'individuo cambierà la sua opinione nella direzione del partner. B) Se la differenza di opinione dei due individui interagenti è al di sotto di un certo valore critico, allora ognuno aumenterà la propria affinità verso il partner, mentre il contrario vale nel caso opposto. Naturalmente questi due modi di agire sono modulati da diversi fattori interni, come l'apertura mentale e la confidenza verso gli altri, ma essi fungono comunque da guida per il proprio agire.
Gli individui che interagiscono tra loro condividono le proprie opinioni provando a mantenere un livello “accettabile” di dissonanza: il risultato a cui si arriverà alla fine sarà o un consenso globale (evidenziato da un unico agglomerato di individui) oppure una frammentazione sociale (evidenziata da diversi agglomerati di individui non più interagenti tra loro). I mediatori di pace operano, allora, secondo le proprie capacità di interazione e negoziazione con individui che presentano grandi differenze di opinioni. Ora, a seconda se la loro caratteristica prominente sia l'apertura mentale oppure la reputazione, i mediatori di pace si possono dividere in diplomatici o autorità, in modo da poter influenzare gli individui tramite la loro opera di negoziazione oppure tramite il prestigio di cui godono.
Descritta in tale maniera la situazione sociale in esame, è allora concepibile un modello matematico in cui i diversi individui (agenti normali, diplomatici, autorità), con le proprie caratteristiche (apertura mentale, confidenza), e le loro variabili (affinità, opinione), siano schematizzati con grandezze matematiche, la cui evoluzione nel tempo è descritta dai metodi classici della fisica statistica, gli stessi che permettono di collegare, ad esempio, le proprietà di atomi e molecole al calore, pressione, temperatura o altre grandezze macroscopiche dei sistemi da essi formati. I risultati che si sono ottenuti sono già sufficientemente interessanti.
Ad esempio si è visto che, mentre un sistema formato solo da agenti normali rapidamente converge verso uno stato frammentato, l'inserimento di mediatori di pace aumenta il tempo per raggiungere tale convergenza, e parimenti aumenta la probabilità di avere uno stato senza frammentazione. In particolare, la presenza di diplomatici aumenta l'affinità verso i propri vicini, portando tutti verso una opinione comune. Invece, la presenza di autorità tende a far convergere il sistema verso uno stato in cui si condivide l'opinione espressa già inizialmente dall'autorità, con un tempo di convergenza che dipende dall'affinità degli agenti normali.
La differenza principale tra questi due tipi diversi di mediatori di pace è nel loro modo di operare: i diplomatici sono efficaci solo se ce ne sono molti, mentre bastano poche autorità – magari in posizioni opportune – per ottenere un consenso generale.
Naturalmente tutto ciò non distolse Marco dallo sgomento delle brutte notizie, ma certamente aumentò la sua confidenza verso la scienza, che non è capace di produrre solo nuove armi, ma sa anche analizzare e prevedere i processi che portano alla pace. Basta solo seguire le indicazioni...
S. Esposito, fisico